
accordo tra le tre grandi organizzazioni internazionali di Krav Maga IKMF KMG e AIKM-RD
Protocollo d’intesa raggiunto tra le federazioni AIKM-RD, IKMF e KMG
Il panorama marziale in Italia sta cambiando rapidamente.
In meglio e in peggio, come sempre accade quando ci sono grandi “rivoluzioni”.
Semplifichiamo, ovviamente, ma non ci scostiamo dal nucleo della faccenda.
Sul versante degli sport da combattimento si può tracciare una linea pre e post MMA e BJJ.
Sul versante della difesa personale una altrettanto netta tra pre e post Krav Maga.
Come sempre, quando un fenomeno diventa di moda, è preda di chi, con pochi scrupoli, fiuta l’affare e ci si tuffa contando sulla buona fede delle persone.
Sta succedendo per le MMA e il BJJ, sta succedendo per il Krav Maga.
Con una differenza: nel Krav Maga è peggio.
La difesa personale infatti è un’area grigia in cui, mancando una controprova come le gare negli sport da combattimento, si può dire tutto ed il contrario di tutto.
Chi fa il furbetto, triste dirlo, ha gioco facile almeno sul breve periodo.
Per contro il Krav Maga, proprio in questo periodo storico, ha una valenza enorme nelle risorse che può offrire.
Il praticante di Krav Maga è una persona che, conscia delle sue possibilità e dei suoi limiti, sa come agire per prevenire e trattare le situazioni a rischio.
Molto lontano dall’immagine di “Rambo della domenica”, che molti istruttori impreparati propagandano, il Krav Maga offre un metodo scientifico per far si che i cittadini possano imparare a difendersi nel rispetto della legge.
Inoltre condivide gli stessi valori di rispetto reciproco, correttezza e crescita personale che dovrebbero essere alla base di ogni disciplina sportiva.
Imi Lichtenfeld creò il Krav Maga affinché le persone vivessero in pace e fossero utili e meglio inserite nella società.
Questa è la vera e unica storia del Krav Maga come sistema e metodo.
Ora ci è richiesto di scriverla di nuovo la storia, portando il Krav Maga su un altro livello.
Vogliamo tracciare una nuova linea che divida in modo netto chi fa Krav Maga e si è formato per insegnarlo da chi ha comprato un diploma.
Ci rendiamo conto di usare parole molto dure ma chi paga per diventare istruttore in 2 giorni non può pensare davvero di avere titolo per insegnare alcunché.
Di qui la necessità di realizzare il protocollo d’intesa e la costituzione di un comitato per iniziative congiunte tra le nostre 3 federazioni.
Dalle parole, ai fatti.
Ci siamo messi in contatto tra rappresentanti della AIKM-RD, IKMF e KMG e ci siamo incontrati a Pisa, grazie anche alla collaborazione dell’amico Stefano del Rosso e di Giuseppe Orsini dell’Acsi.
Forti del rispetto reciproco e della linea comune sul piano personale e professionale abbiamo lavorato alla realizzazione del protocollo di intesa che puoi leggere in allegato e di avviare una serie di iniziative congiunte al fine di far conoscere e rispettare il vero Krav Maga. Tra queste spiccheranno attività su temi sociali particolarmente sentiti come la prevenzione alla violenza sulle donne, in un quadro più ampio di prevenzione della violenza e la lotta la fenomeno del bullismo.
Il documento traccia quelle che sono le linee essenziali per riconoscere una federazione valida da altre che del Krav Maga sfruttano solo il nome (spesso anche molto male).
L’ambizione è che il Krav Maga diventi una disciplina universalmente riconosciuta e non “falsificabile”.
Gli standard formativi ci sono, così come l’identità del nucleo delle tecniche.
Non differentemente da Pugilato, Karatè, Judo o Lotta libera, non deve essere più possibile “inventarsi” istruttore di Krav Maga.
Siamo certissimi di non essere i soli a condividere queste linee guida.
Le porte sono aperte a chiunque condivida la filosofia di lavoro e gli standard concordati nel protocollo d’intesa.
Questa svolta, deve essere una svolta condivisa.
Federico Fogliano – direttore IKMF Italia
Massimo Fenu – direttore KMG Italia
Giacomo Taddei – direttore AIKM-RD Italia